NOTA BIOGRAFICA

Daniele Bianco è nato a Savigliano (CN) nel 1973 e fin da piccolo si è interessato al disegno e ai colori.

Dopo gli studi di Pittura e Restauro all’Accademia di Belle Arti ha trasformato la sua passione nel suo lavoro, spaziando dalla decorazione d’arte ex novo ai cantieri di restauro in giro per il Piemonte.

Dalla fine degli anni novanta ha iniziato ad esporre i suoi dipinti partecipando a mostre collettive e personali, dipingendo ad olio e tecniche miste trattando natura e figura umana, secondo uno stile figurativo rivisitato in chiave moderna.

Nella sua produzione hanno sempre fatto da padrone la natura e la figura femminile:

Dei primi anni duemila è la tematica “Nei miei boschi”, dipinti ad olio con pennellate rapide e materiche alternate ad incisioni e spatolate di colore.

Dal 2005 il punto di vista cambia e dall'insieme del bosco si rivolge ai singoli alberi, colti da un punto di vista ravvicinato e umanizzati; l'immagine va oltre il dato reale per farsi portatrice di riflessioni interiorizzate.

Con le figure femminili sono combinati insieme elementi figurativi e astratti: la tela viene preparata con un fondo materico, come se fosse un muro, e incisa in alcuni punti per tracciare moderni geroglifici; su questa base si delineano volti e figure brevemente accennate.

Nell'ultima produzione natura e figure femminili si fondono in un'unica rappresentazione ; se nel ciclo dei “Profili” i volti fuggivano lo sguardo dell’osservatore, qui lo fissano dritto negli occhi, per invitarlo a riflettere sulla situazione ambientale contemporanea.

CURRICULUM ARTISTICO.pdf

ANTOLOGIA CRITICA


Hanno scritto deL suo lavoro i critici Enzo Schiavi, Luciano Carini, Enzo Papa, Giancarlo Alù, Carlo Morra, Claudio Mana, Paolo Levi, Carla d’Aquino Mineo.

  “Daniele Bianco cerca di cogliere nell’oggetto che lo circonda ciò che per definizione non può essere dipinto perché non visibile in sé. Il nostro artista cattura la voce invisibile dell’humus del sottobosco, la qualità imprendibile dell’aria tra gli alberi, il canto inudibile del crescere della natura.(..) Tutta la natura che Daniele Bianco rappresenta è sostituita dalle impressioni visive dell’aria, della luce, del crescere dell’humus, e queste percezioni sono esclusiva proprietà della sua sensibilità psichica.”   

(Enzo Schiavi, mostra personale “Nei miei boschi”, Torino 2005)

 

“Le donne misteriose di Daniele Bianco sono sempre giovani e bellissime, tutte con una forte personalità ed intelligenza che promana non solo dalla postura del corpo dall’espressione del viso, ma anche e soprattutto dagli occhi. Sono donne sensuali e sicure, padrone e consce del loro fascino, nude o apparentemente vestite, tutte e solo donne.(…) In quasi la totalità delle sue opere, egli correda le immagini con strani segni di scrittura, che sono un misto tra le le antiche lingue di civiltà passate e addirittura di segni metafisici che sembrano provenire da spazi siderali”      

( Giancarlo Alù)

 

“Un’espressione, quella di Daniele Bianco, ancora saldamente agganciata al “figurativo” o meglio, alla rappresentazione del “reale”, ma con forti e spiccati interventi personali, con alti significati simbolici e con una tecnica che spesso esce dalla semplice e pura descrizione facendosi sintesi materica, gesto inciso, potente esplosione cromatica” 

(Luciano Carini, mostra personale Piacenza, 2010)

 

“Le pennellate rapide che accennano alla forma più che costruirla, il colorismo bitonale rosso-grigio prevalente, miscelato spesso sul supporto, e quindi sempre insaturo e mai dissonante, manifestano l’ansia dell’attimo fuggente e le incertezze che assalgono l’essere di questi inquieti tempi, pregni di dubbi e di incognite”  

(Enzo Papa, mostra personale alla Martina Art Gallery di Torino, 2010)

 

“Si deve dare atto a questo pittore della capacità di tener conto della lezione del realismo esistenziale italiano della fine degli anni Settanta. In questo contesto l’autore dimostra una tecnica pittorica ben coadiuvata da un segno sicuro”.

(Paolo Levi, dal volume Protagonisti dell’arte italiana)

 

“Ma è con la figura che, a mio sommesso parere, meglio gli riesce di esprimere il sentimento che guida e anima il personaggio su cui sofferma la sua attenzione. E si avvale di colori delicati, portati sul supporto, preparato secondo vecchie tecniche, di cui si è reso padrone lavorando come restauratore, con tonalità calde arancioni intervenendo poi con il colore in maniera materica e corposa che incide anche con il pennello, che bene esprimono quanto l’artista vuole cogliere nei suoi personaggi, al di là della prima epidermide” 

(Carlo Morra, 2013)

 

“Daniele Bianco, si presenta con una figurazione rivisitata in chiave moderna contraddistinta da una lodevole spontaneità e freschezza di tratto, scelta di colori e toni che delineano una preparazione artistica e professionalità non usuali(…) Dedica allo sfondo non soltanto una funzione di secondo piano, ma lo trasforma e lo rende co-protagonista con l’immagine principale riproponendo alcuni tratti dominanti della stessa e richiami in texture alle scritture antiche geroglifiche”. 

(Claudio Mana, 2013)

 

“Si tratta, quindi, di un’abile tecnica espressiva nella coniugazione tra il reale e l’astrazione del reale, tra tradizione e avanguardia, dove le armoniose figure nella dialettica dei grigi perlacei, bianchi screziati, rosati smorzati e azzurri polverosi, si dissolvono nella luce astratta, mentre la libera gestualità del colore che si fonde in forme immaginarie, svela l’eterna idea di bellezza e la imponderabilità di uno sguardo come riflesso speculare dell’anima”. 

(Carla d’Aquino Mineo, Padova 2016)